Spunti dalle scritture amiatine “fuori della charta” e il trionfo di uno pseudo-documento
Ci sono risvolti della storia della scrittura che mostrano come in essa vadano a precipitare più fattori della vicenda umana, anche apparentemente distanti tra loro come, ad esempio, gli aspetti economici, culturali, giuridici. Ciò vale tanto più per un’epoca come quella medievale che fu una fase di sperimentazioni e di crescita del fenomeno scrittorio.
Nell’ambito delle scritture documentarie, si opera una tradizionale bipartizione delle scritture private altomedievali tra charta e breve o, per riprendere una definizione “flessibile” di Attilio Bartoli Langeli, tra la prima e tutto ciò che era “fuori della charta”. Il caso di San Salvatore al monte Amiata mostra i segni di ciò, peraltro anche ampliando l’ambito di ricerca alle scritture librarie.
Il termine breve compare fin dai primi decenni del secolo IX in atti definiti dai loro stessi estensori come notitia o breve. Vi è, poi, la bellissima testimonianza del 1014 con cui viene messa in bocca a un certo Ioanis, che contendeva al monastero alcuni beni a Corneto, una disarmata quanto definitiva dichiarazione di essere privo di qualsiasi pezza d’appoggio a sostegno dei propri argomenti. Seppure non sappiamo quanto tale frase fosse, in realtà, più frutto della lingua e del pensiero normativo, giuridico, dell’estensore, essa trasmette una netta distinzione tra carta e breve – “abere non potuero neque carta neque breve” – che bene mostra come la bipartizione dei documenti privati altomedievali fosse una condizione ben nota ed evidente già all’epoca, quanto meno ai professionisti della scrittura giuridica.
Negli stessi anni si può constatare un infittirsi di attestazioni dell’uso del breve da parte dei monaci amiatini che, come si è già accennato, si estende anche alle scritture librarie: si pensi alla lista di libri prestati dalla biblioteca monastica ad altre fondazioni, conservata in Barb. Lat. 679 e definita breve recordationis de libri que prestavimus.
Il breve viene utilizzato anche in modo più sottile dai monaci che redigono a più riprese delle scritture, evidentemente prive di un valore giuridico ma che sembrano essere composte con funzione quanto meno memoriale e, talvolta, con una tale accuratezza grafica, una raffinata composizione estetica da far ipotizzare, se non una volontà di dolo, una fortissima intenzione di supportare le proprie ragioni tramite la forza che può emergere da uno sfoggio di competenza culturale quale poteva essere, allora ben più di oggi, la padronanza della scrittura, non solo sul piano di scelte linguistiche e formulari ma anche, e prima ancora, su quello della resa grafica.
Il trionfo di tale uso del breve si può individuare nel breve recordationis de decima che narra il successo dell’abate Winizo a danno del vescovo di Chiusi il 2 aprile del 1007, davanti al re Enrico II, al castello di Neuburg. Presumibilmente di mano dello stesso estensore del diploma concesso a San Salvatore pochi giorni dopo e, forse, dello stesso Winizo, questo breve non ha alcun valore giuridico ma il suo confezionamento è talmente elegante, sia sul piano delle espressioni adottate sia su quello della resa grafica, da essersi guadagnato l’inserimento nell’edizione dei diplomi dello stesso Enrico II per opera dei Monumenta Germaniae Historica. La volontà di tale testo di rimanere “ad memoriam futuri temporis” ha conosciuto un successo tale da sottolineare con forza come l’abilità dei monaci amiatini nel confezionare non dei documenti ma degli pseudo-documenti, abbia raggiunto indubbiamente il suo obiettivo e ancora oggi colpisca anche più di certe ineleganti scritture private coeve, pur corroborate da tutti i crismi dell’ufficialità giuridica, come il signum notarile o la presenza di testimoni.
(M. Marrocchi)
Testi di riferimento:
M. Marrocchi, “Abere non potuero neque carta neque breve” (CDA 242). Prime considerazioni sui brevia nella cultura giuridica e non giuridica delle scritture amiatine (secc. IX-XII), in “Bullettino senese di storia patria”, 115 (2008), pp. 9-42, <http://www.accademiaintronati.it/wp-content/uploads/bullettino-2008.pdf>;
ID., Monaci scrittori. San Salvatore al monte Amiata tra Impero e Papato (secoli VIII-XIII), Firenze 2014 (Reti Medievali e-book, 18), <http://www.rmoa.unina.it/2236/>.